Il colore è una variabile dell'infinito



Roberta Torre
IL COLORE É UNA VARIABILE DELL'INFINITO
Baldini & Castoldi

Se tra gli appassionati della Vespa è ormai risaputo che il suo inventore fu il geniale Corradino D'Ascanio (su input di Enrico Piaggio), non si può dire altrettanto per la sua storica rivale, la Lambretta. In tanti sanno genericamente che venne prodotta dalla Innocenti di Lambrate, quartiere milanese da cui ne derivò il nome, senza però conoscere il nome dell'ingegnere che ne fu il padre (su input, in questo caso, del patron Ferdinando Innocenti).
Quella dell'ingegner Pierluigi Torre è quindi una storia che andava raccontata e dopo la lettura di queste pagine mi sento di poter dire che nessuno avrebbe potuto e saputo farlo meglio di quanto ha fatto Roberta Torre, sua nipote. A lei va attribuito un doppio merito: aver dato il dovuto lustro al nome di suo nonno, ma soprattutto esserci riuscita velando tutto il racconto di amore e poesia. É così che la biografia di un ingegnere diventa un romanzo e la storia della sua vita una fiaba.


Ci sono i momenti di gloria del Pierluigi Torre giovane ingegnere aeronautico e aviatore transoceanico, membro della pattuglia degli "Atlantici" capitanati da Italo Balbo, che nel 1933, da Roma  New York, compirono un'impresa rimasta famosa nella storia dell'aviazione.
Ci sono i momenti del successo a due ruote: la Lambretta perde l'attimo e si fa bruciare dalla Vespa il primato del debutto sul mercato...
"Il 15 aprile del 1946 al salone del ciclo e motociclo di Milano venne presentato il primo modello della Vespa: eravamo stati preceduti e io lo venni a sapere dal dottor Innocenti che mi chiamò nel suo ufficio.
«A forza di cercare la perfezione ecco quello che si ottiene. Ci hanno fregato sul tempo!»".
Ma nel giro di poco tempo riesce a colmare il gap e anche ad aggiudicarsi il record assoluto di velocità per uno scooter.
"Lo vidi arrivare velocissimo, ci passò accanto, e solo il vento ci fece percepire il suo passaggio, era così veloce che in un attimo scomparve di nuovo verso l'orizzonte. Quella mattina dalle 5 alle 8 infilammo tutti i record possibili e immaginabili. Alfieri aveva toccato i 202 chilometri orari, record che la Piaggio non riuscì mai a eguagliare. Eravamo noi i padroni della velocità.".
Poi ci sono i momenti della magia e dell'amore, con l'ingegner Torre che mette le sue conoscenze ingegneristiche al servizio della botanica per mantenere una promessa fatta alla sua amata consorte. Riesce così a dare corpo a quello che tanti consideravano una chimera irrealizzabile:
«Ma no Piero non è possibile, le rose sono solo rosse o rosa o tutt'al più bianche.»
«No... questo colore è il risultato di una formula che la natura ha applicato a questa rosa... ricavando la formula e agendo su di essa, innestandola con altre rose e dosandone l'intensità del colore, si potrebbero ottenere rose di un colore diverso dal solito, per esempio blu...»
Una rosa di colore blu che sarà battezzata proprio col nome della moglie.
La storia si chiude con i momenti amari degli ultimi anni, quando il suo cervello finisce per presentargli il conto di una vita dedicata alla ricerca e all'innovazione, per il puro amore del suo lavoro, senza curarsi delle critiche e del contesto socio politico che gli stava intorno.
"É una sorte che capita alla maggior parte degli scienziati, uomini che hanno una disfunzione del cervello che li fa essere fra quelli che molti chiamano geni".

Da questo racconto è stata tratto un varietà teatrale musicale nel quale, ad interpretare il ruolo dell'ingegner Pierluigi Torre, è stato l'attore Paolo Rossi.


Roberta Torre
IL COLORE É UNA VARIABILE DELL'INFINITO
Baldini & Castoldi

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